IL RE DEL SE’
Il re se ne dispiacque
alquanto…come mai non poteva comprare l’amore di quella contadina, come avrebbe
potuto comprarle tutto il podere, il fienile, la casa, i campi e le colline
attorno, trasformandole in un sobborgo della reggia?... Cosa ostacolava
quell’amore perduto? Già, il re era
tutto in subbuglio: non riusciva più a comandare, a farsi valere, a pensare, e
nemmeno quasi a parlare; si era chiuso in un sempre più cupo silenzio, e la sua
ombra gli pareva sempre più annunciare un evento tombale, grave e definitivo:
un “NO”, col quale lui, il re, non era stato mai abituato a condividere il
trono. Ma ciò che lo erodeva di più era il fatto che quella debole ragazza
fosse la causa dello sgretolamento del suo potere, del suo piacere e del suo godere,
e diventava sempre più, nella sua fantasia, lo spettro della tristezza, delle
paure, dei rimorsi e timori del futuro e del presente. “Cosa accadrà ora?”… E intanto
le paure del futuro gli inquinavano già il presente. Povero Re! Era tutto
sottosopra, lui e il suo Regno! Crisi
totale e universale!...
La ragazza si fece
annunciare… “Maestà, c’è qui una ragazza
che dice di voler comprare il suo regno!”.
“E’ lei!...” esclamò il re precipitandosi più dalle scale, tra la
meraviglia dei cortigiani. Già, era
proprio lei: la piccola e preziosa regina del suoi sogni, tanto desiderata e
agognata! Il re si inchinò dinnanzi a lei, le prese la mano, e genuflesse con
garbo. “A che debbo questo onore, gentile signora?”. “Siete in debito con me,
maestà – disse la fanciulla invitandolo a rialzarsi – mi dovete il vostro
regno. Sì: le chiedo di rinunciare a esso e seguirmi”. “Seguirti?...E
dove?...”. “Alla fattoria, ai campi, alla vita agricola, alla natura”. “Ma io
sono…il re!” . “Lo so bene, maestà, ma ora lo sarete della nuova vita, non di
questa vecchia e decrepita che state conducendo qui: della nuova vostra vita
che vi offro di condividere con me, lasciando tutto questo e venendo con me. Voi
sarete il re e io la regina di quella piccola porziuncola che la natura ci ha
ha dato in dono facendoci incontrare laggiù!” e indicò la direzione là, fuori
dalla reggia.
E così la corte del re
rimase vuota; o meglio, piena di persone vuote. Il re non prese nemmeno il suo
cavallo, e nessuno con sé. Guidato per mano dalla fanciulla, scoprì passo dopo
passo la vanità della sua potenza e l’insensata sua prepotenza. Allontanandosi
dalla reggia, scopriva sempre più di lasciare cose sue che non facevano affatto
parte di lui; avvicinandosi alla fattoria, intravedeva nel segno di quella piccola
parte della natura il crescere e il ritrovarsi della sua natura interiore, del
suo reame intimo e vero. La ragazza, gracile e fragile, aveva bisogno di
attenzione, ma soprattutto di tensione verso una nuova situazione comune a
entrambi: il regno dell’amore. Il re non lo aveva potuto comprare, finora,
perché lo vedeva sempre fuori da sé e non dentro di sé. Ma ora che la ragazza
gliene aveva data l’occasione, l’aveva colta con il tutto e il subito di sé. Il
sé del re era il vero regno dell’amore. E ora che il re era in grado di regnare
su di sé, aveva la piena condivisione della regina: di quella ragazza che gli
aveva aperto il futuro, e senza la quale lui, il re, avrebbe visto e rivisto, a
iosa e fino alla noia, nient’altro che il regno su di sé. Ma ora – grazie a
quella ragazza/regina e ai suoi nuovi sudditi/contadini - non è più così,
perché il re regna sempre più gioioso su di sé. E questo, ora, il re lo augura anche a te!