- - - - - - - - " Trait d'union " - - - - - - - -


Essere "tratto di unione"
oggi è una missione molto, molto importante,e anche urgente!
In un mondo che si divide, a partire dalla fragilità della persona che non accetta più di essere se stessa, alle famiglie che si scindono ogni giorno, alle società politiche, umane, e anche religiose sempre più litigiose, ecco che appare essenziale riprendere un "trait d'union": un segno di unione.
Questa missione di rigenerazione dell'unione, di recupero dell'unità perduta, di ripristino della coscienza della comunione non è un compito facile, certamente, ma ottiene la serenità e l'equilibrio della pace piena e duratura in colui che si appresta ad essere un "trait d'union".
In primo luogo,
bisogna essere in tensione, in "trazione" appassionata e appassionante, perchè si possa raggiungere l'obiettivo con precisione e sicurezza, perchè l'arco della pace scocchi la sua freccia di fede, di speranza e di amore al momento giusto e nel posto giusto.
In secondo luogo,
essere segno di unione - trait d'union - richiede una sofferenza, non è sempre piacevole: spesso occorre mettersi di mezzo, e rimetterci con la propria vita, essere disposti ad accettare anche le ferite (specie morali) di chi non si vuol ricongiungere e non crede nel raggiungimento dell'unità.
In terzo luogo,
infine, chi si pone come "trait d'union" non deve mirare a far emergere se stesso come artefice della riconciliazione, ma deve come scomparire, mentre le parti avverse si ricollegano, non parteggiando nè per l'una nè per l'altra; come se lui non ci fosse: e proprio da qui emerge l'efficacia di questo anonimo "nessuno" che tutto può.
Ricollegare l'umanità è un compito arduo e difficoltoso, in salita; ma l'arciere della pace diventa in questa missione sempre più se stesso: un segno di collegamento tra la terra e il cielo, tra il possibile e l'impossibile, tra l'umano e il divino, tra l'impegno e la grazia, tra un'identità umana che si perde e l'umanità ritrovata nel suo pieno valore e senso, nella piena serenità dell'essere essa stessa un "Trait d'union" per la pienezza della Verità.

--------------- " Greenwich " ------------


La mappatura della nostra umanità, a partire da una convenzione stabilita, può aiutarci a vedere, rivedere, orientarci, considerare, valutare, eliminare le realtà in e attorno a noi.
Questa convenzione, questa specie di meridiano di base, sul quale misurare poi - in derivazione - ogni altra realtà e situazione, che cos'è, se non la Natura?
La natura(lità) delle realtà materiali e spirituali è il meridiano di Greenwich che è condiviso da tutti: atei e credenti, fanatici e tradizionalisti, progressisti e nostalgici del passato, pacifisti e guerrieri,...
Tutti ruotano attorno alla misurazione della Natura delle cose che avvengono, ed esse si valutano in base proprio alla natura(lità) o alla artificiosità della situazione considerata, qualunque essa sia.
Possiamo, in effetti, fare tutto e il contrario di tutto, nella pratica, operativamente.
Ma la valutazione - il senso e il valore - di quella realtà compiuta avviene in base alla Natura di quella realtà, al riferimento che essa ha nei confronti di questo "Greenwich" di orientamento.
Ciò che si allontana o esce da questo centro, da questo osservatorio della mappatura morale, finisce - prima o poi, ma già subito nel suo orientamento - nel caos e nel nulla di valore e di senso: muore moralmente, anche se continua a vivere materialmente; perde di senso, anche se non perde della vita fisica.
"Greenwich" permette non solo di conoscere la mappatura e l'orientamento delle cose della terra e su di essa, ma ci fa conoscere anche dove è diretta questa nostra umanità: verso un'alba nuova, che la terra - attraverso la sua Natura - ci addita attraverso la sua mappa.

" Ouverture "

C'è sempre una possibilità, anche quando sembra che non ci sia più alcuna speranza...
L'apertura della situazione appare quando meno te l'aspetti, e spesso senza merito alcuno, quasi come un dono dal cielo.
Ma occorre poi approfittare di questa nuova occasione, e non lasciarla passare invano.
L'apertura della vita diventa così non solo occasione, ma si trasforma in mentalità, in processo mentale, in forza e energia evolutiva, che ci permette di affrontare tutte le realtà della vita, anche quelle più contrarie e apparentemente disdicevoli.
Come un certo Giona, come quel famoso Pinocchio, anche noi veniamo spesso rigettati dal ventre della balena, passando dalla situazione della prossima morte alla possibilità di ricreare la nostra vita. 
Nelle situazioni della tenebra, della morte che sembra prevalere, nella negatività che pare sovrastare alle situazioni, c'è sempre un'alba improvvisa e sorprendente, un miracolo che sgorga dalla situazione naturale.
Perchè ogni situazione naturale - fisica o morale - è sempre
generosa
e generante,
e invita anche noi a essere altrettanto.

. . . . . . . . . . . . " Eldorado " . . . . . . . . . . .

La Città Dorata, che spesso sognamo fuori da noi, sta all'interno di noi: è una città interiore tutta da riscoprire, attraverso la ricostruzione delle realtà perdute e dimenticate, rimettendo in ordine tutte quelle realtà che, ora disordinate, non ci permettono di gustare e vedere che possiamo vivere nella dimensione dell'Eden tutte le occasioni della nostra vita.
Eldorado non è una leggenda, ma una missione: ridare lo spirito dorato alle realtà del presente significa impegnarsi a ricostruire, giorno per giorno, tutto quello che succede in città con uno spirito, un valore e un senso nuovo.
Ricostruire la città significa recuperare dentro di noi l'arte più preziosa, umile e urgente per l'oggi: la politica, intesa come coscienza di appartenere a una città interessante: quella dell'umanità.
La vera intuizione della Città Dorata diventa così la presa di coscienza della preziosità dell'umano e dei rapporti con tutto ciò che gli compete; come a dire che per accedere alla fortuna e ai valori non occorre gettarsi nel futuro, ma recuperare nell'oggi la profondità e la conoscenza dei sistemi già esistenti a livello personale, famigliare, sociale, spirituale, morale: in essi giace il tesoro prezioso ancora dimenticato e non utilizzato per acquistare il vero progresso: quello della Verità.

________________" Albatros "


L'albatros (Diomedeidae)
Saper sfruttare le correnti dello Spirito,
e non rimanere legati alle situazioni.
Anche se con fatica si sale in volo verso le realtà del cielo, se l'impaccio della terra ci condiziona e non ci vorrebbe mai lasciare dalla piacevole e comoda condizione dell'avere i piedi per terra, dopo la fatica del decollo, possiamo ammirare dall'alto l'universo di noi stessi e del mondo.
L'albatros ci richiama l'alba della fede, sempre come possibilità donataci, ma anche sempre come inpegno da assumere.
Le nostre opere possono innalzare noi stessi e il mondo nel progresso della libertà, nel superare il limite e andare sempre oltre un confine che pareva assodato e che ci stava illudendo nel "qui e ora".
Salpare verso il "già e non ancora" non è solo un'avventura, ma è l'identità di colui che può.
Il potere che è racchiuso in noi non può rimanere legato all'opera delle nostre mani: mentre un'alba nuova ci attende sempre, ci viene richiamata l'attenzione e la tensione amorosa, gioiosa e rinnovante, per fare delle opere delle nostre mani le ali verso il progresso del nostro cuore, della nostra mente e dell'anima nostra e di tutto l'universo. 

" Glasnost "

Non fermarti a una bella o a una brutta notizia, ma guarda sempre il mondo attraverso tutto quello che avviene: dal brutto e dal bello della vita c'è sempre da imparare, basta non restare fermi in essi.
La trasparenza avviene attraverso l'andare oltre: questo è il movimento progrediente della "glasnost",
in ogni settore e a tutti i livelli.
Anche nella fede deve essere attuata urgentemente: fissarsi in un rito (fosse anche il più bello), in una preghiera, in una situazione, in una istituzione (pur bella), a una persona (prete, suora, laico,...) vuol dire lasciare avanzare la morte del segno stesso e la nostra morte della fede, della speranza e dell'amore.
L'andare oltre
è una finestra sul mondo, che devo mantenere su esso,
per essere sempre in sintonia con il progresso di quella grande umanità che raccoglie anche ognuno di noi.

... " Weltanschauung " ...

Malvorlage  Weltanschauung  

Qual'è la "visione di fondo" orientante la mia vita?
...Dei miei pensieri, delle mie parole, delle azioni?
L'orientamento di fondo, che mi apre poi alla strada delle scelte quotidiane, è per me consolidato?
E' necessario che io abbia una visione d'insieme delle realtà che vengono ad occupare la mia vita, per distinguerne i valori, il senso, le modalità e le priorità.
E' come poter avere sott'occhio la visione panoramica della strada che si snoda lungo la mappa della mia vita; e questo mi da la capacità di gestire tutto quanto di me e attorno a me partendo da questa "ottica".
Se la nostra visione di fondo è ben assodata, temprata e sperimentata - specialmente nel confronto con l'altro, l'Altro e il mondo - tutto quello che accade non ci scombussola più, non ci porrà mai in disordine, non ci sommergerà.
Anche le realtà più assurde, apparentemente contrarie, negative e relative, saranno tutte quante poste in una sequenza di valori e di segni collegati, quasi come tasselli di un puzzle, dove noi, in ogni momento, sappiamo recuperare noi stessi e tutto ciò che sta attorno a noi.
Questa è la saggezza della "Weltanschauung".

PROVA - con un po' di pazienza - a vedere il video, e alla fine, tenta di mettere insieme la tua "visione del mondo" recuperando, eliminando, giustificando, tassellando, riordinando, trasformando, riassumendo,...
Ti accorgerai a che punto stai con la tua "Weltanschauung".

Cavalcando la storia...

Il nostro futuro...
si scandaglia attraverso il movimento interiore e esteriore del nostro presente.
Siamo impegnati nella battaglia contro noi stessi, anzitutto: di fronte al pericolo di lasciarci tramontare e adagiare nelle realtà materiali e spirituali, invece di cavalcare l'aurora che annuncia i colori della vita.
Siamo chiamati a scorgere sempre anche attorno a noi la meta e l'ideale, tendendo sempre a un obiettivo in quello che facciamo, per non lasciarci risucchiare dalle "sirene" che ogni giorno, sempre più, ci richiamano attraverso tutte le tentazioni e le tensioni posizionate attorno a noi.
La fatica di ogni giorno è il sangue morale che versiamo sul nostro cammino di crescita, infondendo così una trasfusione rigenerante e rivitalizzante nel nostro mondo, che resuscita il valore di quello che siamo, di quello che sono gli altri, di ciò che è il mondo.
Il nostro futuro, oggi, ha un cuore antico...
è il cammino di chiunque da sempre cavalca la sua e nostra storia.

"Hare Krishna" : "Esercizi Spirituali"

  Ho fatto una miriade di Esercizi Spirituali negli anni di Seminario, poi da Sacerdote; Ritiri d'ogni tipo, con tutti i tipi di persone - sono stato anche Vicedirettore della Casa di Spiritualità della Diocesi - e ho ripetuto due volte il "Mese Ignaziano" (30 giorni consecutivi), ma l'esperienza migliore degli Esercizi l'ho avuta quando, per una settimana, sono stato al Villaggio ISKCON degli Hare Krishna.
Nonostante le esortazioni da parte di certi "superiori", e dopo il primo tentativo rinunciatario, causa la minaccia di sospensione "a divinis"  (una specie di scomunica) ritentai il colpo; e con la fortuna, tutto è andato per il meglio...anzi, per l'ottimo risultato.
Ho condiviso la vita della Comunità di ISKON: cibo, ambiente, tradizioni, preghiere, canti, danze, Tempio, amicizia...e non pensate sia diventato una specie di buddista, di guru...niente affatto! 
Sono tornato contento di avere ricevuto il meglio del confronto su tutti i temi e le esperienze di vita, arricchendo la mia scelta: la vocazione al sacerdozio.
E mentre in tutti gli altri casi di esercizi sopracitati non c'era grande interesse e partecipazione, in questo caso ho partecipato attentamente e sempre, fino in fondo ad ogni tipo di comunione con la comunità (compresa quella rituale).
Sono tornato contento e interessato meglio al mio essere Sacerdote, ho scoperto la gioia dell'esperienza della comunione con Dio confrontandomi con quelle loro divinità, con un modo diverso di pregare e di cantare, arricchendomi del confronto con un nuovo modo di comunicare e di essere in comunione...
Che avrei potuto desiderare di più da quegli Esercizi?
Nello stile di una arricchente diveristà, di un dialogo non fatto di preconcetti e di pregiudizi (cosa che avviene invece tra noi), di una amicizia rispettosa e mai sospettosa, nell'incontro con un Tempio segno di una Chiesa più ampia delle nostre chiese, ogni tanto torno a trovare questi amici tanto preziosi, che il Signore mi ha messo sul cammino della vita per farmi fare gli Esercizi più belli della mia vita.

Rinnovare il mondo...

Per rinnovare il mondo non bisogna fare chissà che, ma occorre soltanto mettersi in sintonia con il presente, con il mio mondo interiore, che rinnovando il proprio modo di vedere, vede e agisce in modo nuovo e rinnovante anche attorno.
Sintonizzarsi con il mondo
interiore e esteriore...
Il Vangelo è uno strumento di sintonia con il mondo universale, del dentro e fuori di me.
Quando rinnovo me stesso, il mio mondo, ecco che subito e in modo naturale avviene il miracolo del cambiamento universale.
La capacità del rinnovamento è un dono, accolto attraverso il Vangelo.
In questo rinnovamento entra ogni cosa, anche quelle che io dico negative; ma se è illuminata dalla luminosità del Vangelo, ogni realtà si trasfigura in occasione di rinnovamento del mondo.
Tutto e tutti, quindi, possono essere occasione per rinnovare il mondo, alla luce rinnovante del Vangelo.

La vera religione

La vera religione?...
Non è una religione, ma ciò che sta alla base di tutte: l'Ascolto.
Cominciando ad ascoltare quello che c'è in noi, e poi confrontandoci con l'altro, e con l'Altro (da qui nasce la forma religiosa).
L'ascolto è un esercizio continuo, fatto di disponibilità continua a crescere nella vera religione.
Senza la base dell'ascolto, anche la forma religiosa più bella diventa chiusura e settarismo.
In un mondo dove tutti desiderano solo farsi ascoltare, il Vangelo pone questo gesto rivoluzionario e rinnovativo: l'ascolto, dove tutto quello che entra nella nostra storia sarà ascoltato e capace di ascoltare, in Verità, quello che una realtà è.

SEMPLICITA'

Stiamo sul semplice...
Sulla naturalezza delle realtà, per acquisirne il vero senso e il valore.
Ogni volta che complichiamo le cose, ci allontaniamo da noi stessi, dagli altri e dal mondo, ed entriamo sempre più nell'ambito della falsità e dell'ipocrisia.
Perdiamo la sintonia con noi stessi e con l'altro, con l'Altro e con il mondo.
E così, tutto si complica, dentro e attorno a noi.
Torniamo alla semplicità, togliamo da noi stessi il superfluo (morale, prima che materiale) che copre quello che ci occorre per essere in Verità.
In questo senso, oggi è più importante
togliere da noi, più che accumulare su di noi.
  Come il ragazzo che al mattino va alla scuola appesantito da uno zaino pieno e pesante di cose inutili e inservibili per quella giornata, così noi dobbiamo ritornare a esaminare quello che ci serve, all'inizio della giornata, per la scuola della vita, per procedere agili e spediti, alunni docili e gioiosi della Verità.

La "clinica" dell'amore

La Parola del Vangelo è come una clinica dell'amore,
dove ognuno di noi, ammalato nell'amore (a livello personale, famigliare, sociale, religioso, politico,...) trova la cura adeguata, il sollievo e la giusta attenzione.
La guarigione è lungo il cammino della vita; la malattia, pur curata al momento, non risolve in modo assoluto la nostra situazione di malattia; ma ci permette di curare e di agevolare il sistema di vita, ritrovando la salute - prima che del corpo - dello spirito.
  Il Vangelo raggiunge l'umanità nella sua malattia, e la cura nei suoi risvolti di malattia morale, spirituale.
Il mondo interno e esterno a noi, pieno di virus, ci intacca e ci fa ammalare; ma la cura del Vangelo ci permette di esaminare e sopportare la nostra situazione, condividendola con l'umanità, ritrovando così l'energia per camminare nella serenità.

L'ATEISMO

L'ateismo è una situazione fondamentale di base, che ci dona la purezza originaria per accedere ad ogni vera e autentica dimensione della vita.
Anche la religione, per essere autentica, deve partire da una base di ateismo, di purezza e di vuoto, dove poter iniziare ad accogliere la costruzione autentica di sè, dell'altro e del mondo.
L'ateismo, favorito dall'unione con la ragione, fa muovere anche la religione, e ne è il motore autentico e efficace.
  Se la religione non si basa sul fondamento ateo, perde valore, senso e significato.
L'ateismo, viceversa, riempendosi del contenuto della religione, mentre le dona significato, diventa a sua volta significante e valevole.

Ateismo e religione, in realtà, sono gemelli della stessa realtà umana, che nella ricerca e nel confronto sperimenta la crucialità e la bellezza del cammino.

IL PERNO DEL VANGELO

Il Vangelo ha come perno non una dottrina, ma uno spirito...
La dottrina, dopo 2000 anni, rischia di essere astrazione, fuori dalll'umanità, da noi.
Lo spirito, cioè il modo di intenderlo, è molto più importante del cercare di intenderlo.
Il dono dello spirito riveste il Vangelo del valore e del senso, incarnandolo nel mondo.
Attorno a questo perno del Vangelo tutto ruota, creando come una sintonia che mette tutto quanto di noi e di ciò che sta attorno a noi in ordine perfetto e equilibrato, come in una sinfonia di un concerto: è quello della mia vita.
 
E' un conto dire il Vangelo, è un conto incarnarlo nella vita con la melodia dell'amore.
Il Vangelo materialmente è sempre tale e quale; solo lo spirito, cioè lo Spirito Santo, lo rinnova e lo rende rinnovante per noi e per il mondo.

Il Vangelo va riecheggiato, attraverso un modo e uno spirito nuovo e creativo.
Il perno del Vangelo non è una dottrina, ma una musica: quella del canto della nostra vita.

IL PECCATO

Il peccato...un dono?
Il peccato, sempre visto contro, forse ci è permesso, anzi, concesso come in dono.
In effetti, dietro il nostro essere nel peccato, c'è una scuola di vita: imparando ad essere coscienti del nostro limite, ci apriamo all'altro e all'Altro.
Senza peccato, potremmo davvero imparare ad essere noi stessi?
Non è forse vero che gli scontri e le incomprensioni, le incapacità ad aprirci nascono dal fatto di credere di essere superiori all'altro, per essere senza quel suo peccato?
Il peccato ci riconosce relativi e non assoluti.
Ci fa accedere all'apertura e al bisogno di essere aiutati e di aiutare.
Grazie al peccato,
che ci fa riconoscere di essere piccoli, diventiamo grandi, cresciamo.

IL TEMPO " MORTO "

Il tempo dell'attesa, quella attesa costretta dalle piccole e grandi situazioni della vita (dal semaforo, all'autobus, all'ambulatorio, alla malattia, al ritorno di qualcuno,...).
Il tempo vuoto, morto, in effetti ricrea in noi atteggiamenti di vita nuovi, fondati sulla crucialità, sulla sofferenza, sul deserto, sull'essenziale, quindi atteggiamenti concreti e garantiti dalla Verità, e non più fatui e superficiali.
Il tempo morto fa rivivere il senso del tempo, rivitalizzandolo con il cuore, la mente e lo spirito (modo) del valore pieno del nostro essere.
 Il tempo morto ci fa passare dal FARE all'ESSERE di noi stessi, e proprio per questo ogni tempo morto ci disturba, ci infastidisce e facciamo fatica ad accettarlo.
Ma proprio grazie ai tempi morti veniamo seppelliti nei modi di fare superficiali, esteriori e transitori, mentre ritroviamo noi stessi in quello che veramente siamo, e non solo in quello che crediamo o ci illudiamo di essere. 

I " DISGUIDI "

Fare dei nostri limiti delle risorse...è possibile?
Ogni prova può farci affondare, demolendoci; ma può essere anche una occasione di maturazione, per affinare il nostro modo di vita interiore e esteriore.
Inoltre, il disguido è sempre vicino alla Verità oggettiva, e ci permette di uscire da noi stessi e affrontare la realtà non come la intendiamo noi, ma come essa ci intende.
I disguidi sono come una medicina amara ma efficace, che ci rimette in sintonia con quelle realtà che avevamo ammalate, dentro e fuori di noi.
Da qui sgorga il valore e il senso della rinuncia, del sacrificio, non più come negativi, ma come promotori della vita, e catalizzatori del vero bene per noi e per il mondo.
Facendoci comprendere che ogni vera guarigione passa dalla accettazione cosciente della situazione della malattia morale/spirituale che sta sempre dentro di noi, prima che attorno. 

PRESENZE SPIRITUALI...

Far risorgere dalla vita quotidiana l'aspetto spirituale/morale delle cose e delle persone...
Altrimenti, le cose e le persone (partendo da noi) vanno in regressione, verso la morte.
Siamo dei potenziali risuscitatori della mente, del cuore, dello spirito del mondo: il nostro e quello attorno a noi.
Questa è la base del vero progresso dell'umanità.
Animare il mondo è un compito essenzialmente umano: ci rende umani in pieno, e aiuta l'universo a ritrovare la sua anima, la sua animazione vitale.
Guardare in questo modo il mondo ci fa dire che anche dove tutto è morto, tutto può essere da noi fatto rivivere.

DIO ESISTE?

    . . . Porre l'esistenza di Dio a livello del pensiero non dice molto...l'esistenza di Dio viene provata non a livello dell'intelligenza, che discute fino all'inverosimile, ma a livello dell'esperienza:
(NON) CREDO CHE DIO ESISTE QUANDO (NON) LO VIVO. 
Solo l'esperienza genera la vera intelligenza - e questo non solo nel caso di Dio, ma in ogni caso - altrimenti il dialogo diventa una semplice discussione da Bar, e non va mai oltre.
Ma l'esperienza non solo genera la vera intelligenza, ma la fa crescere nel movimento: un movimento di crescita nel chiedersi se quel Dio che c'è è veramente lì, nella mia esperienza; o se invece è solo illusione, e la mia esperienza mi mostra che non c'è. 
Il sano dubbio dell'esistenza di Dio me lo fa sperimentare, ma mi lascia sempre anche quel "vuoto" che è una forma di ateismo positivo: quello della disponibilità, del (non) credere a quello che (non) vivo.
Il (non) credere è fatto non dell'intelligenza, ma dell'esperienza.

" CARPE DIEM "!

Nel presente troviamo tutte le soluzioni della nostra vita, e possiamo da qui estrapolare tutte le situazioni atte a noi e nel rapporto con gli altri, invece di rimpiangerle nel passato o di sperarle nel futuro.  Il presente raccoglie, attraverso la memoria e il ricordo, gli elementi basilari per costruire il nostro presente; il futuro, già mentre lo attendiamo, si incarna nel nostro presente come attesa, desiderio e progetto già di fatto.
Insomma, è il presente che dobbiamo rivalutare come occasione che invece spesso dimentichiamo e sprechiamo.
...Nel "QUI E ORA" c'è il "GIA' E NON ANCORA" della nostra vita.
Riconsiderando il presente, accogliendolo per quello che è, curandolo nell'attenzione e con lo spirito dell'osservazione saggia, ecco che costruiamo il nostro equilibrio interiore e esteriore, in noi e nel rapporto con le persone e le cose.
Il presente è la situazione sicura e concreta sulla quale dobbiamo imparare di nuovo a ricostruire il rapporto con noi stessi, con gli altri e con il mondo, rivalutando il passato e il futuro nella loro autentica dimensione, che solo il presente, appunto, ci può donare.

La visione dell'universo che c'è in noi



Entrare dentro di noi attraverso l'azione specchiante dello Spirito, ci porta a rivedere quello che siamo in Verità e non solo soggettivamente (e a volte anche egoisticamente), e a rivisitare in modo nuovo e rinnovante tutto quanto l'universo.
E' una metamorfosi continua, che attinge alla visione interiore, e che cambia la persona alla luce dello Spirito, dando un soffio nuovo e uno stile "pneumatico" alla mente, al cuore, e all'animo umano, qualunque sia la sua situazione e il suo "humus" vitale.
Entrare nella profondità non è più - come avviene nell'umano - restringere le possibilità della visione: l' "endovisione", più avviene nelle profondità, più amplia la panoramica umana e le sue immensità, rivelandole come lo specchio autentico della Verità, nella quale ci auguriamo a vicenda di ammirarci sempre più.

Ritorniamo al " Mistero "

Recuperare il senso e il valore del Mistero appare sempre più l'occasione personale e umana da cogliere urgentemente e provvidenzialmente, in questo procedere del corso degli eventi che sembrano susseguirsi in un caos materiale e morale ad ogni livello.
Tornare alla domanda del Mistero è recuperare il movimento energetico personale e universale, riequilibrando le energie in gioco, affinchè ognuno riceva e sappia dare il meglio di sè, in totale armonia con se stesso, con l'altro e con le realtà del mondo.
Ritornare al Mistero è recuperare - da ogni punto di vista - la base antica e lo spirito originale, affinchè il presente sia aperto a un futuro radicato sul concreto, e nello stesso tempo brilli con gli atteggiamenti della sorpresa, dell'ammirazione e della contemplazione di ogni cosa, fuori e dentro di noi.
Con l'augurio che si avvalori questo percorso, confidiamo in noi stessi per andare sempre OLTRE quello che siamo oggi, per diventare sempre più di ieri e sempre meno di domani quello che siamo in VERITA'.